superWHITE! è un latente inno al consumismo. L’installazione, rivisitazione di un assemblage commerciale, si presenta come un’incerta fusione di clichè.
Il volume centrale, ricoperto da una texture simil-cielo, non è altro che un set da supermarket, pronto ad accogliere una scintillante fila di flaconi DASH o Coccolino. Al suo interno invece, lo stendino si perde in un abisso
al gusto di muschio bianco, scomparendo nell’anti-prospettico fondale nuvolato. L’oggetto casalingo perde la propria identità, forse anche la sua stessa funzione, per appiattirsi in un sistema articolato che altro non è che un’immagine di se stesso.
Tramite il furto di immagini dal panorama virtuale/reale, l’opera assembla un sistema finzionale quanto glamour, la cui frivolezza gravita tra il paradosso e la riflessione.
L’immagine, nella sua forma iconica, rimpiazza le nostre esperienze di tipo sensoriale, guidandoci in uno stato di pura ambiguità. L’artista, tramite cinismo e trash, si prende gioco della banalità stessa, tramite questo
flirt tra elementi innesca uno scambio tra prodotto, packaging e consumatore.
superWHITE! is an underlying hymn to consumism. The installation, review of a commercial assemblage, shows an uncertain merge of clichè.
The main volume, covered in simil-sky texture, is nothing but a supermarket stand, ready to show some DASH boxes.
The clotheshorse perhaps, loses itself in an white musk flavored abyss, disappearing in the anti-prospective background. The household item misplace its own identity and funtion to flatten into a self-image.
By the stealing of images from our real/virtual panorama, the work assembles fictional systems, a glamorous stage set whose pettiness revolves
between paradox and thought.
The image, in its iconic form, replace our sensorial experiences, driving us in a state of pure ambiguity.
In a very cynical-trashy mood, superWHITE! poke fun of banality itslef, this aka-game create a flirt between elements, an exchange among product, packaging and consumer.